Nel ventennale della scomparsa del cantautore che è stato definito il primo cantautore rock della musica italiana, Casa Sanremo vuole rendere omaggio a Ivan Graziani intitolandogli uno dei suo teatri che durante il 68esimo Festival di Sanremo farà da sfondo ad eventi importanti. In vista di questa cerimonia tutta speciale abbiamo intervistato sua moglie, Anna Bischi Graziani, che ci ha lasciato un suo commento sull’iniziativa:
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[su_spoiler title=”L’intervista ad Anna Bischi Graziani” style=”fancy” open=”yes”]
[su_row][su_column size=”1/3″][/su_column] [su_column size=”2/3″]– Il 9 febbraio, a Casa Sanremo ci sarà un vero e proprio memorial dedicato a Ivan Graziani nel teatro che, poi, porterà il suo nome: come sta vivendo questo momento?
Per me è vero un onore, perché è la prima volta che gli viene intitolato uno spazio e perciò sono molto orgogliosa e ringrazio Vincenzo Russolillo per quest’iniziativa che mi piace vedere come una presa di coscienza per voler rivalutare la musica di Ivan, il suo spessore artistico che, molto spesso, è stato snobbato. Sarà sicuramente una bella occasione per farlo conoscere di più, poichéIvan è un artista tutto da scoprire, per quanto fosse complessa la sua personalità e anche per quanto la sua musica fosse in anticipo sui tempi.
Già molto prima di altri, infatti, nelle sue canzoni ha parlato della guerra in Oriente, della pazzia, dell’omosessualità, solo per citare alcuni temi.
– Lei è la donna che gli è stata accanto e che ha poi raccolto, insieme ai suoi figli Filippo e Tommaso, la sua eredità artistica: come ci è riuscita?
Mantenere la memoria è stato difficilissimo: ci riescono a fatica, per esempio, grandi nomi come Dalla o addirittura i Beatles, artisti che i ragazzi più giovani non conoscono purtroppo, o di cui conoscono solo qualche canzone. Dopo la fine degli anni ‘70/‘80 grandi cantautori non ce ne sono stati molti a mio avviso, perciò mi sono dedicata a mantenere vivo il ricorso di Ivan, perché penso che sia un grande patrimonio da conservare, e se è già difficile per questi mostri sacri, per noi è più difficile ancora, infatti io cerco di presenziare ovunque ci sia un’iniziativa a lui dedicata, grande o piccola che sia, è una cosa molto importante.
Nel corso degli anni, in quest’impresa sono stata affiancata da Daniele Mignardi e Andrea Scanzi che non finirò mai di ringraziare per avermi aiutataa riportare l’attenzione sulla musica di Ivan, essendo gli affettuosi custodi della sua musica.
– Ivan Graziani rimarrà nella storia della nostra musica come il primo cantautore rock, ma, probabilmente il suo essere un antesignano, in vita ha penalizzato il suo successo, mentre dopo la sua morte è diventato una fonte di ispirazione per le nuove generazioni…
L’ha penalizzato moltissimo. Mentre altri cantautori della sua epoca erano rivolti maggiormente ad un tipo di tematiche sociali più “globali”, in tempi assolutamente non sospetti Ivan amava parlare del microcosmo, della provincia, focalizzandosi sull’individuo, cantando le donne ad esempio, come Paolina o Agnese, piuttosto che Attilio, in “Limiti”, in cui affrontava la questione dell’omosessualità.
Attraverso le storie delle singole persone Ivan rappresentava il sociale, quello che succedeva fuori nel mondo che, poi, inevitabilmente si riflette sul singolo, sull’individuo.
– Rimanendo in tema di Festival, invece, l’ultima sua partecipazione risale al 1994, dove, presentando Maledette malelingue Graziani ottiene anche il consenso della critica e un successivo buon riscontro di pubblico: cosa può dirci di quell’esperienza?
È stata un’esperienza molto bella anche se Ivan non è mai stato un personaggio Festivaliero nel vero senso della parola. Per ogni artista, però, la partecipazione al Festival, oltre ad essere un’ottima vetrina è anche una sorta di riconoscimento, un marchio di qualità in un certo senso.
Lui vi ha preso parte solo due volte anche se ricordo che, spesso, Pippo Baudo lo chiamava, lo invitava a mandargli dei brani da valutare ma Ivan non ha mai scritto in funzione del Festival, ecco.
– Per la cerimonia d’intitolazione a Ivan del teatro di Casa Sanremo state preparando qualcosa di particolare?
Siamo in via di definizione su alcuni dettagli ma posso sicuramente dire che porteremo il Pigro Tour, il concerto delle musiche di Ivan, e poi ci saranno anche ospiti che hanno un’attinenza e un significato speciale per lui. Contiamo anche di dare omaggio alla sua terra, l’Abruzzo, a cui Ivan era legatissimo e che portava nel cuore.
– Oltre Casa Sanremo avete altri progetti nell’immediato futuro?
Speriamo di uscire con un’altra opera inedita oltre a tante altre iniziative. Negli anni ho incontrato tante persone che vogliono omaggiare Ivan, con gli strumenti a loro disposizione: accade così che il suo ricordo viva con i mezzi più disparati, come ad esempio un vino che sarà presto in commercio, e che avrà come denominazioni alcune delle sue canzoni.
C’è, poi, un altro progetto molto interessante che riguarda la traduzione in inglese dei pezzi di Ivan da parte di alcuni artisti americani, contattati di Andrea Parodi. Speriamo che tutto questo diventi un cd, perché è molto bello vedere come la sua musica venga recepita in un’altra lingua, pur tenendo sempre fede al senso del testo.
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