- Ci presenti il suo libro.
“Prima del buio in sala” è un romanzo corale che racconta, lungo un arco temporale di circa sessant’anni, le luci e le ombre di una serie di personaggi le cui esistenze sono indissolubilmente intrecciate al CineMuse, luogo storico di aggregazione del capoluogo umbro. Qui, i personaggi sono mossi inconsapevolmente delle circostanze irrisolte di un passato condiviso che li metteranno di fronte alla necessità di fare tesoro degli errori, delle mancanze e di tutto ciò che ormai non può più essere recuperato. Raccontando la malattia come occasione di rinascita, la famiglia che soffoca, da cui si scappa e a cui si torna, sebbene certi legami non possano più essere recuperati, e le occasioni irrimediabilmente perse da cui, però, ripartire facendo tesoro degli errori commessi, il romanzo si rivolge potenzialmente a un pubblico eterogeneo che può facilmente rispecchiarsi nella fragilità e nelle innumerevoli contraddizioni dei personaggi.
- Ci regali un breve stralcio dell’opera, una parte che per lei è particolarmente significativa.
“Appoggiò la mano a coppa sul seno operato, sopra il tessuto morbido della biancheria, percependo sotto le dita l’increspatura della cicatrice. Prese un respiro ampio e sganciò il reggiseno, facendolo scivolare dalle braccia fino a lasciarlo cadere a terra. Alla vista di quell’imperfezione nella sua femminilità, serrò la mascella e represse un singhiozzo. La visione della cicatrice non le procurava più lo stordimento dei primi tempi, eppure non riusciva ancora ad accettarla. Non era stato possibile salvare il capezzolo. Il chirurgo le aveva detto che mantenerlo avrebbe quasi sicuramente comportato delle complicazioni. Per cui ora il suo seno era solcato in orizzontale da una linea violacea, con piccoli segni di sutura perpendicolari in corrispondenza del taglio. Come tutte le volte, quando lo toccò, non poté fare a meno di pensare che era un miracolo che fosse sopravvissuta, e che quel miracolo, trent’anni prima, a sua sorella non era stato concesso. Quindi, che le piacesse o meno, lei oramai era quella cosa riflessa nel suo specchio, adesso. Tagliata e ricucita. Ammaccata dentro e fuori, ma viva. Giurò di nuovo a sé stessa che non avrebbe sprecato un solo momento di quella grazia che le era stata concessa
- C’è un aneddoto particolare che l’ha spinta a scrivere questo libro?
Più che di aneddoto parlerei dell’aspetto che più di tutti ha influenzato la storia, ossia il luogo realmente esistente a cui si ispira il CineMuse del romanzo: un vecchio cinema del centro storico di Perugia, chiuso per anni e poi riaperto grazie a una cooperativa che ha dato vita a un vero e proprio
progetto culturale partito dal basso e che abbraccia cinema, arte, musica, editoria e
momenti di convivialità arricchiti da aperitivi e thè letterari. Il tutto in un ambiente che
strizza l’occhio agli arredi del passato e che mescola sapientemente il vecchio e il nuovo.
Da tempo volevo raccontare qualcosa che avesse a che fare con il mondo del cinema e
quella sala, in particolare, mi aveva da sempre incuriosita e affascinata, per cui ho fatto in
modo che nella mia storia assumesse un ruolo cardine: attore e spettatore delle vite dei personaggi lungo un arco temporale di circa sessant’anni.
- Cosa si aspetta dalla partecipazione a Casa Sanremo Writers 2023?
Mi aspetto di poter vivere un’esperienza ricca di emozioni e occasioni di incontro con colleghi scrittori, lettori e addetti ai lavori.