Autore: Chiara Domeniconi
Opera: “Mani in Extasy”
Ci presenti il suo libro.
Il mio libro nasce da una storia vera, la mia, da un pezzo della mia vita. Tratta della mia reale storia di convivenza avuta per cinque anni tra il 2002 e gli anni seguenti tra me e un ragazzo paraplegico conosciuto durante una vacanza al mare sulla riviera romagnola. Io allora ero nel pieno dei miei disturbi alimentari, bulimia e anoressia e credo di aver visto in questo amore una forza positiva. un ragazzo, un uomo ormai fatto che dopo un incidente e la perdita dell’uso delle gambe era riuscito a ritrovare una sua stabilità e voglia di vivere. Io allora non avevo nessuna delle due e speravo da questo amore, da questo uomo, di “assorbire” questo suo potere “magico”. Una relazione quindi non sana e giusta benché sincera la mia perché indirizzata da qualcosa che in me era “rotto” da tempo.
Ci regali un breve stralcio dell’opera, una parte che per lei è particolarmente significativa.
Quella appena iniziata doveva essere un’estate di ghiaccioli al limone e Novella 2000, passeggiate con Ugo in riva al mare alle nove di sera, senza orari, senza cliché, gente da intrattenere in ufficio. Libere nei nostri silenzi rigeneranti. Libere. Le giornate si srotolavano lente come le onde sul bagnasciuga, tutte uguali, serene, senza scossoni di nessun genere. Ma la sorpresa era proprio dietro l’angolo e stava aspettando solo che io le andassi incontro. Un pomeriggio iniziai a notare, girandomi verso lo stabilimento balneare, come attratta da una forza superiore, un ragazzo della mia stessa età che, qualche ombrellone più in là, chiacchiarava e rideva con un suo amico. Ed ecco la sorpresa: quel bel ragazzo dai capelli castano chiaro e il sorriso accattivante mi rubò il cuore, lì, subito. Avevo già notato in precedenza una carrozzina di fianco al suo lettino e lo avevo visto anche utilizzarla. Ma ciò che mi colpì quel giorno furono la luce nei suoi occhi, la luce di chi sapeva qualcosa di più sulla vita, e quella sensualità misteriosa che usava nel muoversi, forse senza rendersene conto, per trasformare la disabilità in una raffinata eleganza.
C’è un aneddoto particolare che l’ha spinta a scrivere questo libro?
La presa di coscienza di quanto mi abbia fatto bene quella storia, di quanto ancora continui silenziosamente a “funzionare” e lavorare in me, positivamente. Quanto la disabilità di Luca effettivamente come lo era nei miei sogni e nelle mie aspettative se non fece effetto subito, allora, lo ha fatto dopo, nei giorni e negli anni successivi dandomi molte altre abilità, molta “abilità” su e per me stessa. Insomma, mi ha resa diversamente abile dove i limiti mi limitavano e anche la mia malattia facendomi andare oltre. ed è grazie anche a lui e a questa storia che oggi sono “oltre” la malattia.
Che cosa si aspetta dalla partecipazione a Casa Sanremo Writers 2024? Niente, non voglio vivermi quel giorno in anticipo come non faccio con niente nella mia vita, rovinerei tutto. Intanto vivo oggi, come questa intervista. Il bello è questo, un giorno dopo l’altro. Con l’entusiasmo però di sapere che sto facendo cose belle, giuste e cose belle mi aspettano.