Autore: Ciro Castaldo
Opera: Martini Cocktail
Ci presenti il suo libro.
Il libro, pubblicato dalle Edizioni Melagrana nel 2019, mediante interviste, contributi, testimonianze, aneddoti, curiosità, foto e un preziosissimo documento audio, nasce con l’obiettivo di mettere a fuoco alcuni tra gli aspetti più significativi della personalità e del percorso artistico e umano della grande e indimenticabile interprete e cantautrice Mia Martini.
Il CD allegato al libro, infatti, contiene una registrazione inedita in cui l’artista, in una sorta di auto-intervista, si cala alla perfezione nell’inedito ruolo di speaker radiofonica, raccontando con sincerità, profondità, trasporto e ironia alcuni indicativi momenti della sua carriera.
Lo fa con lanci radiofonici ricchi di aneddoti e spunti di riflessione, relativi a dieci brani del cuore scelti da lei stessa nel corso del programma “Tutti in una volta” di Radio Kiss Kiss Italia, uno special registrato poco prima della sua scomparsa e purtroppo mai andato in onda.
Nel testo, tra i tanti, si segnalano i contributi di Enzo Jannacci, Mina, Massimiliano Pani, Shel Shapiro, Paola Turci e Adriano Celentano.
Personalmente, ho raccolto le testimonianze di Eugenio Bennato, Gianna Bigazzi, Mimmo Cavallo, Cristiano De André, Tullio De Piscopo, Giorgio Dolce, Dori Ghezzi, Mango, Enrico Ruggeri, Peppe Vessicchio e Luciano Tallarini che, oltre a ideare la copertina, ha messo a disposizione numerosi scatti inediti del suo prezioso archivio.
Ci regali un breve stralcio dell’opera, una parte che per lei è particolarmente significativa.
Casa Sanremo si tiene al Palafiori e il mio pensiero va al suo gemello di Bussana che nel 1990 ha ospitato il Festival. Ebbene, quell’anno, dopo dieci anni, ritornò l’orchestra e Mia Martini, in gara con la splendida “La nevicata del ‘56”, venne diretta dal Maestro Peppe Vessicchio. Nell’intervista che Il Maestro ha rilasciato per il libro, tra le cose che con grande generosità ha rivelato, mi ha colpito molto la sua affermazione, secondo la quale, più che dirigere Mia Martini è stata lei a dirigere lui e tutta l’orchestra, facendo venire fuori questo aspetto di Mia Martini che non si limita alla classica visione di eccellente cantante e “basta” ma di grande artista e musicista completa e fortemente competente.
Lo stesso concetto, anch’esso inserito nel libro, viene ribadito dal chitarrista Giorgio Dolce che nel rilasciarmi l’intervista, nella sua casa di Viareggio, ha dichiarato: “Per il suo modo di cantare era un’artista internazionale, a mio parere avrebbe potuto e dovuto avere un progetto alle spalle molto più ambizioso e non limitarsi solo alla canzone d’autore o al melodico italiano.
Mia Martini sapeva cimentarsi, con risultati egregi, con tutto! Cantava soul in una maniera splendida, cantava jazz, cantava tutto… e tra l’altro, cosa da sottolineare, in una chiave assolutamente moderna. Mina, che è una pietra miliare, è più legata al jazz della tradizione, ma non avrebbe mai potuto cantare Janis Joplin. Mia Martini sì! Infatti, si sente dalle quattro registrazioni che abbiamo effettuato insieme: “I’ve got a feeling”, “No sugar tonight”, “Funk 49” e “We can work it out”. Lei in “Funk 49” ha fatto una variazione, oserei dire hendrixiana, che nell’originale non esiste… Mentre facciamo il cosiddetto fraseggio con le chitarre, lei si cimenta in delle cose assolutamente innovative, estremizza il brano che, a un certo punto, sembra esplodere. Se, invece, ascolti l’originale rimane sempre lo stesso dall’inizio alla fine. La sua potenza, il suo grandissimo valore aggiunto, è che cantava come una musicista e non solo come una semplice cantante. Qua sta la differenza con le altre. Spesso ho detto questa cosa alle cantanti con le quali ho avuto a che fare dopo di lei: Mia Martini entrava nella musica in un modo assolutamente naturale, non c’era bisogno di spiegarle niente, per noi musicisti era una goduria suonare con lei. Attaccavi a farle un’armonia e lei aveva già capito il senso di quello che stavi facendo, dove volevi andare a parare e insieme stravolgevamo letteralmente tutti i brani. Gli arrangiamenti erano miei, ma in tutta tranquillità si può dire che erano anche suoi per il suo modo di cantare e sono venuti fuori con naturalezza, in presa diretta, senza la necessità di consumarsi in ore e ore di scrittura e di prove”.
C’è un aneddoto particolare che l’ha spinta a scrivere questo libro?
Erano anni che avevo intenzione di scrivere un libro su Mia Martini, da quando nei primi anni Novanta facevo parte del comitato di redazione del suo fans club ufficiale “Chez Mimì”, fondato e diretto dal messinese Pippo Augliera, e davo il mio personale contributo dalla sede di Somma Vesuviana.
Un giorno, catalogando il materiale raccolto nel tempo, mi sono imbattuto in una sua frase, ironica ed efficace, che ho fatto mettere in copertina all’editore: “Un libro ricavato sulla mia vita lo chiamerei Martini Cocktail perché la mia, finora, è stata un’esistenza composita e agitata proprio come un cocktail”. È stato il modo per far scegliere a Mimì il titolo del mio tributo a lei, che è un puzzle o, se vogliamo, un affascinante cocktail: il Martini Cocktail! Martini… come uno dei prodotti italiani più famosi nel mondo, insieme a pizza e spaghetti. Nel 1971, infatti, il suo nome d’arte Mimì Berté mutò in Mia Martini proprio con questa motivazione, grazie all’intuizione del geniale Alberigo Crocetta, abile talent scout che decise di produrre il primissimo trentatré giri di Domenica Adriana Rita, impressionato dalla bravura e dalle enormi potenzialità della giovane Mimì.
Che cosa si aspetta dalla partecipazione a Casa Sanremo Writers 2024?
Innanzitutto, per me, essere a Sanremo nella settimana del Festival e in veste di giornalista accreditato al Palafiori, è un desiderio che si concretizza. Se a questo si aggiunge di esserci addirittura da protagonista insieme a tutti gli altri scrittori, in veste di autore nella Vetrina di Casa Sanremo, la Casa ufficiale del Festival della Canzone Italiana, la soddisfazione è veramente tanta!
Ho all’attivo quattro libri ma presenterò Martini Cocktail, uscito nel 2019, perché Mia Martini è sempre stata molto legata e grata al Festival di Sanremo, il Premio della Critica porta giustamente il suo nome e le sue proverbiali interpretazioni da manuale degli ultimi anni della sua carriera sono passate da qua. Mi piacerebbe raccontarla, soprattutto alle nuove generazioni, senza gli stereotipi nei quali sempre più spesso, ingiustamente, la si relega in maniera semplicistica e approssimativa. La sua caratura, come testimoniato dagli artisti presenti nel mio libro, menzionati nella precedente domanda, merita una rilettura più approfondita, scevra dal gossip e avulsa da un certo pietismo post mortem, purtroppo tipico del nostro Paese.