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Diandra Elettra Moscogiuri – “L’Uomo di Spine”

Autore:

Diandra Elettra Moscogiuri

Opera:


L’Uomo di Spine

Ci presenti il suo libro.

Ci troviamo a Roma, in un futuro prossimo che si svela a poco a poco: a distanza decine di anni da oggi, eppure con pochi progressi. È il 2070, e viviamo in un mondo in cui ad avanzare non è tanto la tecnologia quanto l’inquinamento. Le persone sono abituate a vedere mari e laghi pieni di spazzatura e si sorprendono a sentir parlare di quando la generazione precedente faceva il bagno in estate. È ancora possibile ritrovarsi col telefono scarico e le persone con poche possibilità economiche acquistano ancora auto del 1990. In un penitenziario nella periferia della città, Gerardo Sordino, oggi detenuto sulla sessantina, ma un tempo poliziotto, non riesce a prendere sonno. Pensa al fatto che, la mattina dopo, sua moglie verrà a prenderlo in occasione della sua scarcerazione, che avviene con cinque anni di anticipo. Per quale motivo un ex poliziotto si trova in carcere? Non posso svelarlo senza rovinare il piacere della lettura a chi vorrà immergersi in questa storia contorta, ma posso anticipare che si tratterà di una tragedia avvenuta cinque anni prima, e che ha coinvolto direttamente suo figlio Giorgio. Gerardo esce dal carcere ma avrà a che fare con un nuovo tipo di prigionia: quella dovuta allo stigma sociale di essere un reietto, un galeotto uscito solo grazie alle disgrazie di persone innocenti di cui si sente in qualche modo responsabile: infatti se Gerardo è stato scarcerato in anticipo, è solo perché è stato rinvenuto un corpo che ha riaperto un caso che tutti credevano chiuso venticinque anni prima, e per varie dinamiche sono tutti convinti che sia Gerardo il solo a poter risolvere l’enigma. Ci sono due assassini, o è sempre lo stesso, che è riuscito a sfuggire alla legge tanti anni prima? Ma soprattutto, perché qualcuno ha deciso di togliere la vita a una persona innocente, se non per attirare l’attenzione di quell’uomo che ormai viveva nel buio di una cella, lottando per la vita nel totale straniamento? Si scoprirà poco a poco.

Ci regali un breve stralcio dell’opera, una parte che per lei è particolarmente significativa.

Condivido con voi la filastrocca che fungerà da tema ricorrente nel libro.



L’Uomo di Spine si trascina nella notte.
L’Uomo di Spine ha tutte e due le gambe rotte.

L’Uomo di Spine è una creatura maledetta,
è sempre lì, nascosto, che ti aspetta.

Incontrarlo sarà una meraviglia.
Però, attenta! Ti punge se ti piglia.

C’è un aneddoto particolare che l’ha spinta a scrivere questo libro?


La realizzazione del mio terzo libro, L’Uomo di Spine, ha avuto un processo di realizzazione durato due anni, eppure, sono convinta di dover prendere in considerazione anche il periodo precedente all’idea di scrivere il libro per parlarne a pieno. Prima di decidere di cimentarmi con questo giallo, infatti scrivevo solo romanzi di formazione, anche se mi divertivo con la contaminazione dei generi. Devo la realizzazione di questo libro a mio padre, mancato quando avevo solo vent’anni, e al quale, nonostante non andassi d’accordo, col tempo ho compreso di assomigliare più di quanto pensassi. Io e mio padre avevamo una passione in comune: i polizieschi. A furia di guardarli, ho iniziato a concentrarmi sui protagonisti delle storie che guardavo in tv o al cinema: sempre corrucciati, affannati dagli eventi, ma allo stesso tempo indistruttibili. Ed è proprio da queste ispirazioni che è nata la figura del protagonista dell’opera, Gerardo Sordino. Un uomo che vede ombre ovunque, che sembra attirare a sé solo cose destinate ad annichilirlo, ma che riesce sempre a trovare un modo per rialzarsi e ricominciare da zero. É previsto che Gerardo mi accompagni negli anni, infatti L’Uomo di Spine è solo il primo di ben tre romanzi di cui sarà protagonista: lo inseguiremo nei suoi tormenti e avventure fino alla fine. Gerardo si sente in colpa per le sue azioni del passato, eppure continua a compiere gesti moralmente discutibili. Nella mia vita, oltre alla carriera nel cinema, ho avuto modo di lavorare a stretto contatto anche con i bambini e le relative famiglie. Ho spesso notato come si tenda ad essere orgogliosi dei propri figli solo decantando voti alti o successi: questo mi ha fatto molto riflettere. Mi sono chiesta, e se invece provassi a scrivere una storia in cui il padre ama il figlio a prescindere dalle sue azioni? Mi ci sono cimentata, e sono rimasta molto soddisfatta dall’occasione che ho avuto di scavare a fondo nell’animo umano.

Che cosa si aspetta dalla partecipazione a Casa Sanremo Writers 2024?

Sono infinitamente grata per questa opportunità. A dire il vero, erano anni che sentivo parlare di questo evento e mi chiedevo se un giorno avessi avuto la possibilità di partecipare anche io. Per mia grande fortuna, questo piccolo sogno è diventato realtà e sono convinta che sia uno di quegli eventi di cui serberò sempre un ricordo fantastico. Mi aspetto una piacevole chiacchierata stimolante e uno scambio di idee ed esperienze significative, una cosa che non si ha la fortuna di vivere tutti i giorni.