Autore: Leila Cimarelli
Titolo dell’opera: I Dodici Rintocchi
- Ci presenti il libro, utilizzando solo tre aggettivi per descriverlo…
Sognante, appassionante e magnetico.
- Da dove ha tratto l’ispirazione per la stesura di questo libro? C’è un aneddoto o una storia particolare che l’hanno spinta a scriverlo?
Prima di cimentarmi nella scrittura del mio secondo romanzo ho voluto prendermi del tempo. Volevo una storia che in primis convincesse me, prima di donarla ai miei lettori. L’ispirazione come sempre arriva quando meno te l’aspetti, e a me è accaduto durante una sera mentre ero sul divano a rivedere uno dei miei film preferiti. Scena dopo scena, tutto mi è apparso nella mente e ho deciso seriamente di iniziare a lavorare su questa storia. Il film in questione è Midnight in Paris del regista Woody Allen: una sera, uno sceneggiatore americano – dall’animo bohémien e innamorato della città di Parigi – si trova catapultato agli inizi del Novecento, circondato da grandi nomi del mondo della letteratura, della musica e dell’arte. L’idea era di omaggiare il lavoro di Allen tramite l’inserimento di alcuni elementi presenti nel suo lungometraggio che potessero adattarsi alla storia vissuta da Elettra e Gabriele. I due protagonisti de “I Dodici Rintocchi” sono dotati di un cuore puro e hanno un carattere diverso ma deciso. Sono i figli che tutti i genitori vorrebbero: sembrano così reali quando interagiscono con gli altri personaggi che a volte ci si dimentica che siano stati inventati.
- Perché i lettori dovrebbero leggere il suo libro?
Perché è onesto, non racconta di personaggi perfetti e affronta argomenti seri con la giusta intensità. Chi si appresterà a leggerlo deve sapere che è come se stesse seduto su una montagna russa. Ogni curva, da quella dolce a quella più pericolosa fino al giro della morte, rappresenta il mix emotivo che questa storia è in grado di far provare al lettore. C’è tempo per sognare, per arrabbiarsi, per innamorarsi, per commuoversi e per voler intervenire al posto dei diretti interessati. Non gli manca niente. Di certo non lo definirei un romanzo passivo, ma quanto di più attivo si possa immaginare quando si parla di “romance”.
- Quando si scrive, si ha in mente sempre di arrivare a un destinatario specifico. A chi desidererebbe che arrivasse questo libro? A una persona in particolare, o a una platea più ampia?
Volevo creare un romanzo che, oltre a far emozionare, lasciasse anche un messaggio importante nell’animo del lettore. Ricordo che nel novembre 2023, mentre stavo scrivendo un punto cruciale nella storia di Elettra, la notizia del triste epilogo di Giulia Cecchettin mi travolse emotivamente. Decisi, allora, di scriverle una lettera che poi pubblicai sul mio profilo Instagram: sentivo che nel mio piccolo avrei dovuto fare qualcosa per chi stava vivendo il cosiddetto ‘amore tossico’ e per chi non è più riuscita a scappare per tempo. Ho cercato di trattare questo argomento nella maniera più rispettosa e decisa possibile. Ho voluto inserire atteggiamenti che non possono e non devono essere considerati normali, ma che spesso vengono giustificati come frutto del “troppo amore”. Per tanto, se le mie parole e ciò che ha vissuto Elettra nelle pagine del romanzo “I Dodici Rintocchi” possono far riflettere anche solo una donna o una ragazza che sta vivendo una situazione analoga, mi riterrò la persona più felice del mondo.