L’autore Stefano Ventura è tra i finalisti del Concorso Casa Sanremo Writers 2022 – Opere Edite con il libro “Il Codice Inca”
Dopo il verdetto della giuria, Stefano Ventura è risultato essere tra i finalisti del Concorso “Casa Sanremo Writers – Opere Edite”. Il suo romanzo, intitolato “Il Codice Inca“, è stato apprezzato dalla commissione presieduta da Laura Delli Colli, giornalista e scrittrice già presidente del SNGCI e del Festival Internazionale del Film di Roma.
“Il Codice Inca” è un’opera pubblicata da Armando Curcio Editore nel 2019. Il suo autore, Stefano Ventura, è uno scrittore prolifico: nel 2013 pubblica la trilogia di racconti “Dal sole alla luna”, poi “Cosmas l’eroe dell’Impero” nel 2014. Nel 2015 arriva “La Spada Damasco”, tradotta in spagnolo nel 2017, e nel 2016 dà alle stampe “Francesco Girolamo”, da cui è stata realizzata una riduzione teatrale sul pittore manierista Francesco Girolamo Mazzola, soprannominato “il Parmigianino”. Nel 2020 pubblica “L’Enigma della croce Inca”, il cui sequel “L’enigma della croce Inca” è arrivato in finale al Premio Mario Soldati di Torino nel 2021. Dello stesso anno è “Il segreto della Vergine Inca”.
Vi presentiamo, quindi, l’autore in questa breve intervista, in attesa di assistere alla serata conclusiva di Casa Sanremo Writers che si svolgerà nella settimana della kermesse canora.
Da dove nasce la tua passione per la scrittura?
Da una matita appoggiata casualmente sul tavolo. La stavo osservando da alcuni minuti, come se volessi, dalla stessa, ricevere una risposta su me stesso. Mi spinse ad afferrarla. Disegni distratti composti disordinatamente sul foglio hanno lentamente preso forma, componendo sghiribizzi vagamente somiglianti a lettere di un alfabeto informe come era il mio animo, desideroso di una ricomposizione interiore. La ruggine depositata da tempo sul cuore stava forse per sciogliersi proprio grazie a quella matita? “Sciocco! Cosa vai a pensare?” mi suggerì la mia voce interiore, “Torna da me, non distaccarti dalle sicurezze di un alfabeto certo e sicuro che hai percorso finora, torna da me”. Non ascoltai la vocina a cui avevo dato retta per molto tempo, anzi obbedito, e seguii la strada suggerita da quella matita, che mi indirizzò giorno dopo giorno verso una nuova via, quella della scrittura, inizialmente contorta e raffazzonata, di cui la matita mi suggeriva le modifiche e le correzioni sottolineandole sui fogli, imprimendole gradualmente nella mia mente. Mi prese per mano, accompagnandomi come amica fedele in un percorso sconosciuto ma straordinariamente dolce che vide, giorno dopo giorno, concretizzarsi su un semplice foglio il turbinio dei miei pensieri. Grazie a quella matita che porto sempre con me, gli sghiribizzi ora sembrano più delineati, forse più somiglianti a un insieme di lettere che attendono di diventare frasi. E forse, anche il mio cuore grazie a quella matita che sta premendo per diventare adulta, ha tratto beneficio da quegli iniziali scarabocchi che stanno prendendo nuova forma nel mio animo.
Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Sono attratto dal romanzo storico-avventuroso alla Valerio Massimo Manfredi, per intenderci, passando a Marco Buticchi senza tralasciare Marcello Simoni e l’incontrastato signore dell’avventura Wilbur Smith, citando solamente alcuni dei bravissimi autori che trattano il genere. Inoltre mi attirano i libri gialli soprattutto se ambientati nella nostra bella Italia.
Parlaci dell’opera che hai inviato a Casa Sanremo Writers. Perché dovrebbe vincere?
Mi intriga l’insolito, l’inaspettato, e quando un particolare attira la mia attenzione segnalandomelo con un fremito alla bocca dello stomaco, allora capisco che è il momento di approfondire. Così è capitato nella costruzione del palinsesto de “Il Codice Inca”, pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Armando Curcio Editore.
Si parte dal Quipu, il curiosissimo sistema di comunicazione, unico al mondo sia nelle epoche passate che nel presente. Quale geniale intuizione può aver spinto a escogitare un codice segreto grazie all’annodatura di semplici cordicelle? Sicuramente una mente illuminata che, grazie ai nodi e ai colori dei quipu, garantiva all’Impero Inca, uno dei più estesi dell’antichità, la segretezza delle missive in un mondo permeato da divinità ataviche e accompagnato da conflitti per l’espansione del regno nel nome di Inti.
Ho desiderato comporre un romanzo che fosse basato su ricerche rigorosamente storiche e comprovate da fonti attendibili, ma che fosse anche avvolto da un alone di mistero e tinto di “giallo” senza tralasciare l’aspetto avventuroso e fantastico, dove il lettore fosse rapito sin dalle prime righe, mantenendo alto il livello di attenzione con suspence e colpi di scena. Spero di esserci riuscito, con l’intento di figurare al meglio all’interno del concorso.
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