La scrittrice Mariarosaria Liguori è tra i finalisti del Concorso Casa Sanremo Writers 2022 – Serie TV con il libro “Viale delle Industrie”
Nell’ambito del Concorso “Casa Sanremo Writers – Serie TV”, l’autrice Mariarosaria Liguori è risultata tra i finalisti della competizione letteraria dedicata al piccolo schermo. La sua opera, intitolata “Viale delle Industrie“, è stata attentamente valutata dalla commissione presieduta da Maurizio De Giovanni, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo italiano autore di numerose produzioni di successo.
“Viale delle Industrie” è un romanzo pubblicato da Ibiskos Editrice Risolo: un’opera capace di emozionare e sorprendere grazie alle parole dell’autrice Mariarosaria Liguori.
Ecco perché ve la presentiamo in questa intervista, in attesa della serata conclusiva di Casa Sanremo Writers che si svolgerà nella settimana del Festival.
Quando hai scoperto di avere la passione per il cinema e la scrittura?
La passione per la scrittura credo di averla da sempre, faccio parte di una generazione che ha imparato a scrivere quando c’erano solo carta e penna e, fin dai tempi della scuola, amavo scrivere in bella grafia… Più che per il cinema, ho una grande passione per la musica e per il teatro. Ho cominciato a studiare musica in tenera età, per sbaglio, e ho continuato per scommessa. Per anni il mio papà ha dovuto sopportare diversi ostacoli da parte mia. Alla fine la musica è piaciuta anche a me. Con mia sorella, flautista e cantante, abbiamo avviato e portato avanti diversi sodalizi musicali amatoriali. Oggi, che sono diventata anche maestra elementare di Orff Schulwerk, insegno musica ai bambini, con grande gioia e divertimento.
Per quel che riguarda il teatro, ho avuto modo di conoscere da vicino le opere dei nostri grandi autori partenopei: Scarpetta, Petito, Eduardo… Perché nella scalcagnata compagnia amatoriale di gioventù, allora diretta da mio fratello, io insieme a coloro che volevano restarci ma non sapevano recitare, avevo il compito di trascrivere le parti, in tempi in cui non c’era facilità di duplicazione. È un esercizio che mi è servito molto. Anche la conoscenza dei poeti. Infatti i primi concorsi letterari a cui ho partecipato sono stati concorsi di poesia. Il cinema l’ho scoperto in tempi recenti, grazie alla grande passione di mia nipote Miryam, e penso che oggi sia non solo un mezzo di comunicazione potente, ma anche e soprattutto una forma d’arte molto nobile.
Ho scritto anche un romanzo, “Viale delle industrie”, come l’opera inviata a Casa Sanremo Writers, pubblicato da Ibiskos Editrice Risolo. Avrei molto da raccontare sulla genesi di questo romanzo e delle varie persone che parteciparono al progetto. Don Tonino Palmese, all’epoca referente regionale di Libera contro le mafie, curò l’introduzione del romanzo, evidenziando con molta forza che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, e che “bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Citazioni, queste, di Fabrizio De Andrè e Peppino Impastato.
Questo romanzo nacque nell’ambito delle iniziative culturali dell’associazione onlus “Il sogno è sempre”. Il presidente dell’associazione, Alfonso Papa, si occupò delle foto, curò la grafica del libro e realizzò un booktrailer. Si svolsero poi svariate presentazioni, curate da vari membri dell’associazione, che si occupa anche di diffondere buona musica e impegnare i giovani in buone pratiche. Ebbe una certa attenzione mediatica, la stampa locale pubblicò vari articoli e sul sito dedicato arrivarono diverse recensioni. Una copia del romanzo fu consegnata anche nelle mani dell’appena eletto sindaco Luigi De Magistris. Il progetto non finiva qui… si prevedeva e auspicava una più fitta collaborazione di reti sul territorio, per avviare un dialogo di riqualificazione partecipata, ma all’improvviso tutto si arenò.
Essere entrata tra i finalisti del Concorso Casa Sanremo Writers rappresenta, per me, l’occasione di riprendere il discorso da dove si era bloccato, per cui mi emoziona e mi fa sperare bene.
Di cosa parla l’opera che hai inviato a Casa Sanremo Writers?
L’opera inviata a Casa Sanremo Writers ha come titolo “Viale delle Industrie”.
Viale delle Industrie esiste veramente. Nella realtà ha un altro nome, e si trova nella periferia est di Napoli. Proprio qui sono nata e vissuta, per buona parte della mia vita, testimone delle grandi trasformazioni subite dalla zona sia per esperienza diretta, sia attraverso i racconti di mio padre, di zio Luigi e della nonna.
Attualmente il quartiere è in una fase di stallo. Molte fabbriche sono state dismesse, e le grandi superfici su cui insistevano sono state parzialmente bonificate. Sono anche stati costruiti alcuni nuovi capannoni, più adeguati alle nuove esigenze lavorative, ma dal punto di vista sociale nel quartiere non si registrano miglioramenti sensibili.
Da diversi anni si è avviato un processo di degrado lento e inesorabile, che sconcerta i pochi abitanti rimasti, rendendoli spettatori impotenti e senza futuro. Proprio in questo contesto, apparentemente senza via d’uscita, ho immaginato una storia, anzi più storie, in cui si auspica una presa di coscienza affinché ognuno, insieme agli altri, possa riqualificare e ricostruire prima se stesso, poi il quartiere secondo criteri di vivibilità e collaborazione, ponendo attenzione ai reali bisogni di ciascuno e innescando meccanismi di circolo virtuoso.
Tra i personaggi del romanzo, è affidato un ruolo preponderante a Zia Ninetta.
È la zia che tutti vorrebbero avere. Come la vita di tante persone, anche la sua vita è stata costellata da fallimenti e delusioni eppure, nella sua grande saggezza, non ha mai permesso alla disperazione e allo sconforto di avere il sopravvento.
Dietro l’apparenza frivola e stravagante di zia Ninetta si nasconde una donna forte e di solidi principi. La sua forza nasce da una fede incrollabile in Gesù Cristo, anche se mai espressamente dichiarata nelle pagine del romanzo, e dall’esercizio continuo della virtù della speranza, per sé stessa e per gli altri. Zia Ninetta spera, contro ogni logica, quasi per dovere; attraverso la speranza trasforma i sogni in realtà. È una donna che osa sognare sempre, ed è disposta anche a pagare in prima persona purché il sogno prenda corpo nella vita di chi le sta accanto.
Sempre fuori schema e sopra le righe, si è circondata di bellezza e di arte, condividendo con generosità i numerosi doni che ha ricevuto. Anziana, debole, ormai prossima alla fine, riesce ancora a far giungere un messaggio di speranza alle persone che le sono care.
Nelle pagine di un diario dimenticato, travalicando i confini del tempo e dello spazio, questo messaggio giunge a persone che neppure l’hanno conosciuta. Con il suo pensare e, soprattutto, con il suo agire, zia Ninetta scuote le coscienze intorpidite e incrostate da falsi ideali.
Cita un passaggio-chiave della tua opera e spiegaci cosa racconta di te.
Il passaggio-chiave di questa storia è rappresentato dal ritrovamento del diario di Magà nel cassetto della sua scrivania, nella fabbrica abbandonata. È il momento in cui si accende la speranza in una situazione di degrado e di abbandono causata dall’incuria e dalla trascuratezza. In questo quartiere periferico di Napoli ci vivo ancora, ed ora più che mai sono convinta che l’intervento dell’uomo possa fare molto per rendere vivibili i luoghi. Oggi sono docente di potenziamento musicale nella scuola primaria, e sempre più mi rendo conto che i bimbi sono affamati di bellezza e di buone esperienze emozionanti, disposti anche a dedicare tempo e fatica per raggiungere un obiettivo comune, perché “se un uomo sogna da solo è solo un sogno, ma se tanti uomini sognano insieme è l’inizio di una nuova realtà”. Noi docenti, con la preside che ci sostiene, cerchiamo di coinvolgere i bambini in esperienze di condivisione e di crescita, utilizzando anche la potenza degli audiovisivi, ormai prepotentemente entrati nel nostro quotidiano, e riceviamo dai nostri alunni risposte positive.
Penso che il nostro impegno principale dovrebbe essere quello di salvaguardare i nostri piccoli e di seminare bellezza a piene mani, proprio come fa zia Ninetta, perché in fondo “siamo geneticamente codificati per vivere nella bellezza”, ma spesso abbiamo bisogno di chi ce lo fa ricordare. Mi piacerebbe molto che questa “storia scritta” diventasse davvero una “storia televisiva”, per far conoscere al mondo queste vite intessute di straordinaria ordinarietà.
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