Autore: Claudio Chiavari
Opera: Per i sogni non ci sono segreti
Ci presenti il suo libro.
“Per i sogni non ci sono segreti” parla di un mio viaggio: la via Francigena da Viterbo a Roma.
Camminare sulla via Francigena, dopo aver percorso il Cammino di Santiago, è sempre stata un’esperienza che avevo segnato nel mio diario delle “cose da fare”. Mi sono deciso ad affrontare questa avventura appena dopo la fine del primo lock down, nella prima settimana di giugno 2020, da solo, senza nessuno che condividesse con me l’esperienza. Avevo desiderio di fissare le emozioni che mi avevano travolto e ho voluto farlo poco dopo il mio rientro a casa. Quando ho aperto il quaderno, ho deciso di far parlare i protagonisti reali dell’impresa: la mia Testa e i miei Piedi. Se non avessero collaborato tra loro, lungo i 110 chilometri che separano Viterbo da Roma, non sarei mai arrivato a godere della bellezza di San Pietro e della sua piazza completamente vuota a causa delle ancora vigenti limitazioni anti Covid. Dopo quasi tre anni, ho deciso di rendere totalmente partecipe un mio possibile lettore di quello che sono stato in quei giorni.
Ci regali un breve stralcio dell’opera, una parte che per lei è particolarmente significativa.
Gli ultimi tre chilometri della via Francigena erano punteggiati da luoghi che avevano segnato i suoi cinquant’anni.
“Guardate lì. Ve lo ricordate quel portone?”, disse Testa a Piedi.
Era il portone dello stabile all’interno del quale c’era lo studio di avvocati dove si erano recati per mettere definitivamente la parola fine a un periodo importante della loro vita. Testa ricordò il timore che aveva provato nell’entrare ed esporre la sua situazione personale. All’epoca aveva paura delle altre Teste. Aveva paura che la giudicassero della sua vita privata. Del resto, non aveva ancora accettato una parte importante, quasi fondamentale, di sé stessa e, contemporaneamente, non aveva ancora definitivamente accettato che non sempre si riesce ad amare ciò che si desidera, ciò che si vorrebbe.
Solo dopo pochi passi, mentre Piedi si stavano già pregustando la serata che li aspettava, sbracati sul divano di casa tra le coccole delle zampe della loro amata cagnetta, Testa incominciò a dire tra sé e sé: «Che bel periodo della mia vita è stato quello nel quale sono entrata nello studio televisivo che adesso mi è davanti. Ero molto più giovane e avevo Corpo molto più atletico. E pensare che era incominciato tutto per gioco perché ero andata a sostenere il provino per accompagnare una mia amica. Eppure, quell’esperienza da star mi ha dato tante soddisfazioni. Mi hanno anche fermato per strada perché mi avevano riconosciuto. Una volta è successo anche in uno sperduto Autogrill nella desolazione dell’autostrada vicino Foggia. In quel periodo mi sentivo forte, anche grazie alla notorietà che avevo raggiunto. Meno male che non mi sono montata questa capoccia vuota che ho, altrimenti avrei abbandonato la stabilità del mio lavoro per buttarmi nel mondo dello spettacolo, nel quale avrei dovuto fare a sgomitate per rimanere a galla. O sarei dovuta scendere a troppi compromessi. Ma chissà come sarebbe cambiata la mia vita se…», e proprio mentre stava traendo la conclusione al suo ragionamento, le si presentarono dinanzi le vetrine di uno dei bar più famosi di Roma dove aveva passato la maggior parte delle sue serate, non appena maggiorenne e automunita. Erano gli anni in cui stava incominciando a prendersi quella libertà e indipendenza che aveva tanto anelato quando era adolescente. Ma solo pochi passi più avanti comparvero le serrande ormai per sempre chiuse di quello che era stato uno dei più grandi negozi di dischi della Capitale, dove si recava insieme ai suoi compagni di scuola per comprare la musica. Quella musica che fin da giovane le permetteva di sognare e immaginare il suo futuro colmo di amore.
Sì, perché proprio il potere della musica aveva alimentato i sogni di Testa. E la musica aveva accompagnato questi sogni fino alla loro realizzazione, almeno quelli che si erano materializzati. Quelle saracinesche chiuse, che facevano intendere che quel luogo era abbandonato da troppo tempo, fecero rabbuiare Testa. Era come se i suoi sogni si fossero di colpo spenti, che non fosse più possibile realizzarli.
C’è un aneddoto particolare che l’ha spinta a scrivere questo libro?
L’estate del 2020 è stata diversa dalle altre, da come eravamo abituati a vivere le nostre vacanze estive prima del Covid. Per fortuna nostra, abbiamo una casa a Palinuro, dove abbiamo deciso di trascorrere quell’estate particolare. Le mattine a Palinuro, mentre il mio compagno ancora dormiva e con un occhio ai danni che il nostro cane avrebbe potuto fare alle piante in giardino, mi sono re-immerso nella Francigena, riempiendo il quaderno che avevo portato con me. La natura che mi circondava mentre stavo scrivendo ha fatto da amplificatore alla natura che ho incontrato nei 110 chilometri. E poi è nato il titolo: “Per i sogni non ci sono segreti”, una delle frasi della canzone che mi ha accompagnato durante l’avventura e durante la scrittura.
Che cosa si aspetta dalla partecipazione a Casa Sanremo Writers 2024?
Mi aspetto di vivere un’esperienza unica, grazie alla possibilità di far conoscere “Per i sogni non ci sono segreti” e come scrittore. Ma soprattutto, incontrare altri scrittori ed esperti del settore letterario/editoriale con i quali potersi confrontare. Perché il confronto è sempre motivo di crescita professionale e personale.