Autore: Licia Allara
Opera: Il respiro della formica
Ci presenti il suo libro.
Il romanzo si apre con un prologo che potrebbe essere quello di un giallo: la scoperta, da parte di un maturo professore universitario, di un cadavere mummificato nel garage di una villa abbandonata.
La storia, poi, comincia circa un anno e mezzo prima della scoperta anticipata dal prologo, e ci presenta la vita del professore: una vita soddisfacente, ritagliata intorno a sé, ai suoi viaggi, all’amico Massimo, alle molte donne con le quali intrattiene relazioni anche intense ma che non possono diventare definitive. Ha un passato di cui non parla e che si è lasciato alle spalle.
La morte della madre prima, e la scoperta sconvolgente a cui si accenna nel prologo sconvolgono la sua vita e lo portano a fare i conti con quel passato che aveva tentato di seppellire.
Gli avvenimenti lo porteranno sull’orlo della disperazione. Non rivelo di più per non anticipare il finale!
Ci regali un breve stralcio dell’opera, una parte che per lei è particolarmente significativa.
Guidavo sospeso in un tempo che precipitava nel nulla. Il nulla che ero stato per mia madre, quando avrei potuto, anzi dovuto, essere il tutto; quel tutto che lei era stata per me, senza che io avessi avuto mai la decenza di riconoscerlo. E ora era tardi. Tardi per prendere a ceffoni l’adolescente ribelle, il giovane uomo arrogante e insensibile, il maturo professore che per non saper dire grazie non aveva potuto chiedere scusa.
Mi ero chiuso in un mondo fatto di niente, attraversandolo con l’arguzia e il disincanto di chi si illude di poter vivere il presente senza dare valore al passato e credito al futuro.
Con la strana sensazione che con quel viaggio si chiudeva un’era ma non se ne apriva un’altra, che l’indomani nulla sarebbe stato uguale ma neppure diverso, mi fermai a bere un caffè.
C’è un aneddoto particolare che l’ha spinta a scrivere questo libro?
Il 12 gennaio 2019 mi capitò di leggere poche righe di cronaca: quel fatto, la sua tristezza al di là dell’immaginabile, del sopportabile, mi si annidò da qualche parte.
Credo che ci siano storie che ci passano davanti agli occhi e poi si fermano lì, sulla soglia della nostra coscienza, aspettando pazientemente di essere raccontate. Sono storie che trascendono nomi, luoghi e situazioni, perché si ergono a simbolo di qualcosa di più grande.
È questa la genesi del libro. Infatti, un giorno di luglio del 2021, mi decisi a dare voce a quel fatto o, meglio, decisi di ispirarmi a quella storia per crearne una mia, e dare così tributo alla storia originale e a molte altre, purtroppo simili: questo romanzo vuole essere un tributo a tutte le solitudini estreme, a tutte le vite invisibili.
Quindi, partendo da quelle poche righe di cronaca, ho inventato personaggi e una storia che nulla hanno in comune con la notizia originaria, se non le circostanze della morte (di stenti, di freddo, di
solitudine, insieme all’unico, ultimo amico fedele, un piccolo cane) e le due Ferrari in garage.
Che cosa si aspetta dalla partecipazione a Casa Sanremo Writers 2024?
Per noi autori emergenti è difficilissimo avere un po’ di visibilità, e questa è un’opportunità unica!
È una grande occasione anche per conoscere altri autori e confrontarci sullo scrivere e sulle tante sfide che ci troviamo ad affrontare ogni giorno.
Un’opportunità unica quindi per “fare rete”, trovare nuovi contatti nel nostro settore.