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Carlo Parente – I monti di sopra

Autore: Carlo Parente

Titolo dell’opera: I monti di sopra

  • Ci presenti il libro, utilizzando solo tre aggettivi per descriverlo…

Nostalgico, educativo, vitale.

  • Da dove ha tratto l’ispirazione per la stesura di questo libro? C’è un aneddoto o una storia particolare che l’hanno spinta a scriverlo?

L’ispirazione nasce dalle confidenze di un amico, Paolo, il protagonista principale del libro. L’ho frequentato per un decennio circa, nel corso del quale mi ha raccontato come si era snodata la sua vita, le sue vicissitudini sin dalla nascita, i primi 14 anni vissuti in orfanotrofio, quando ancora non sapeva dell’esistenza di sua madre, la continua fuga dalla solitudine, cui sembrava già destinato. L’entusiasmo con cui mi parlava della Toscana, in particolare di Chianciano e le sue alture, i monti di sopra dove ha trascorso gli anni giovanili, mi ha contagiato. Per questo motivo gli ho chiesto di visitare quei luoghi. Ho conosciuto il suo migliore amico che compare nel romanzo, i luoghi confinanti, di particolare bellezza paesaggistica; ho ascoltato ancora quanto la memoria gli suggeriva. La sua esistenza mi è sembrata originale, degna di essere raccontata, perché rappresenta l’occasione per una riflessione sui comportamenti umani, il ventaglio delle possibilità umane, le scelte che siamo obbligati a fare e sulle quali poggia il destino di ognuno di noi. Ricordo che un giorno chiesi a Paolo cosa gli era mancato di più nella sua vita. Pensavo nominasse la famiglia d’origine. Invece rispose che gli era mancato un figlio. Un’assenza che aveva pesato più della solitudine del presente, perché gli aveva rubato la speranza nel futuro.

  • Perché i lettori dovrebbero leggere il suo libro?

Non tanto perché racconta una esplicita e originale storia di formazione. Una lettura attenta, che vada oltre il linguaggio volutamente semplice e leggero, dovrebbe essere in grado di far scoprire il tentativo di approfondire alcuni aspetti dei rapporti umani. A esempio, quello tra genitori e figli. Sono un pediatra, particolarmente attento alle dinamiche familiari. Ho perciò cercato di rimarcare alcune conseguenze sociali e caratteriali dell’abbandono familiare sul protagonista, sottolineando l’importanza dell’educazione sentimentale, al fine di raggiungere l’equilibrio emotivo delle persone, la difficoltà di conservare rapporti affettivi duraturi tra le persone, come l’amicizia. Viviamo nel mondo delle guerre e dei femminicidi. La società attuale, opportunamente definita “dell’immediatezza“, spesso si nutre di sensazionalismo e di apparenza, di indifferenza e di egoismo. Manca l’intelligenza emotiva, un’ efficace educazione sentimentale chiaramente delegata ai genitori che appaiono spesso incompetenti.

  • Quando si scrive, si ha in mente sempre di arrivare a un destinatario specifico. A chi desidererebbe che arrivasse questo libro? A una persona in particolare, o a una platea più ampia?

Il libro è destinato all’ampia platea dei lettori di prosa che cercano di trovare in una storia qualche concetto di valore universale, attuale, espresso magari con un minimo di originalità. Se il lettore fosse anche un genitore, potrebbe essere il destinatario più adatto a recepire il “messaggio” insito in diverse pagine del libro.