Autore: Isabella Lanzafame
Titolo dell’opera: “Catturando raggi di vento e soffi di sole”
- Ci presenti il libro, utilizzando solo tre parole per descriverlo…
Resilienza, Avventura, Patrimonio naturale e culturale.
- Da dove ha tratto l’ispirazione per la stesura di questo libro? C’è un aneddoto o una storia particolare che l’hanno spinta a scriverlo?
Il libro è un romanzo autobiografico, totalmente aderente alla realtà di fatti e avvenimenti accaduti. Narro di come mi sono accostata inizialmente al mondo della voga e poi a quello della vela al terzo, tipici della tradizione della Laguna di Venezia, assieme a mio figlio (un ragazzo disabile con compromissioni neurologiche, cognitive e sociali) in seguito all’acquisto di un sandolo, che è una piccola barca di legno, dal fondo piatto, caratteristica veneziana. Durante il Covid le nostre attività sportive si interrompono, assieme a molte altre. Mio figlio, privato di ogni stimolo, regredisce vistosamente, poiché nel periodo del primo lockdown non era prevista nessuna deroga per poter uscire, per i soggetti fragili. Comincia un periodo durante il quale tempesto di email ogni ente territoriale per poter almeno proseguire a vogare da sola con lui, ma inizialmente nessuno si prende l’onere di fornirmi una risposta negativa o positiva in tal senso. Esasperata, vedendo il mio ragazzo peggiorare di giorno in giorno, scappo con lui tra boschi e campagne e, poco dopo, si uniscono a noi, un’altra madre con un ragazzino nella sua stessa condizione (veniamo anche fermati dalla polizia, ma davanti all’evidenza della gravità della nostra situazione, ci lasciano andare). Alla fine la nostra storia finisce sul giornale La Nuova Venezia e forse, con la spinta dell’opinione pubblica, ottengo il permesso di poter far uscire mio figlio in barca, a patto che non imbarchiamo nessuno e che non sbarchiamo in nessun luogo. Vediamo così una Venezia inedita, totalmente deserta e silenziosa, senza moto ondoso, che ci impressiona fortemente. Verso l’inizio dell’estate, con la riapertura di ogni attività, ho timore di spingermi troppo lontano, perché regna ancora un clima di incertezza e non vorrei trovarmi prigioniera in quarantena, distante in qualche albergo. Decido così di intraprendere un viaggio con la nostra barchetta. Ho sentito raccontare che esiste un’antica via fluviale, esistente già ai tempi della Serenissima, che collega la Laguna di Venezia, con quella di Grado. Non la conosco e non abbiamo molta esperienza di viaggi in barca. Comunque dopo essermi organizzata con scorte di cibo, vestiario e cose necessarie per la navigazione, io e Adam (mio figlio, il co-protagonista di questa storia) partiamo per cercare di percorrerla, vogando lentamente. Le tappe non sono prefissate, perché non ho assolutamente idea dei nostri tempi di percorrenza, né di quello che incontrerò a ogni svolta del fiume. Un po’ adattandoci, dormiremo a bordo, su questa barchetta, lunga in tutto sei metri, larga al massimo un metro e mezzo, che sporge di una cinquantina di centimetri dall’acqua, viaggiando tra andata e ritorno in tutto per tredici giorni. Racconto delle persone che incontriamo via via, delle cose che ci accadono e di come si presenta questo particolare ambiente ai nostri occhi, nonché delle mie sensazioni e di come la percezione che ho di me stessa, inizialmente di persona insicura, vada via via mutando, rafforzando la fiducia nelle mie capacità, scoprendo che un percorso del genere è per noi realizzabile. Scrivendo questo libro, ho inoltre cercato di dare voce a mio figlio, che molto difficilmente arriverà mai a narrare qualcosa di sé.
- Perché i lettori dovrebbero leggere il suo libro?
Perché infonde coraggio e forza interiore. Nessuno è esente da situazioni difficili che possono profilarsi nel corso della vita. Nel mio libro, a lungo devo rinunciare ai miei sogni, mio figlio si aggrava, il mio compagno di conseguenza ci abbandona. Tutto sembra ruotare al peggio e la sensazione è quella di essere annientati. Eppure, credo che anche nella peggiore delle situazioni, si possa dare una svolta alle cose, affrontando i propri punti deboli e trasformandoli in punti di forza.
- Quando si scrive, si ha in mente sempre di arrivare a un destinatario specifico. A chi desidererebbe che arrivasse questo libro? A una persona in particolare, o a una platea più ampia?
Desidererei che arrivasse al numero più ampio possibile di persone, per il motivo sopra menzionato e anche perché nella nostra bellissima Venezia, proprio a causa della sua fama mondiale e del crescente turismo, tradizioni come la vela al terzo e la voga, vengono portate avanti con molte difficoltà e rischiano di scomparire per sempre, a causa del numero esponenziale di imbarcazioni a motore che la percorrono quotidianamente. In pericolo sono anche le barene della Laguna e le specie animali che le popolano. Io spero con il mio romanzo, di far conoscere e amare il nostro territorio, che presenta una diversità, ma al contempo una fragilità incommensurabile. Il linguaggio è per questo motivo semplice, non si addentra nei tecnicismi del mondo delle barche, non descrive i luoghi in maniera dettagliata, come se fosse una guida turistica. Episodi divertenti, una buona dose di autoironia e momenti di pura avventura danno al libro un taglio sciolto e scorrevole, facilmente leggibile da tutti.