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Lucia Cerullo e Alessandra Vigliotti – Post-It ad altezza vomito

Autrici: Lucia Cerullo e Alessandra Vigliotti

Titolo dell’opera: POST-IT AD ALTEZZA VOMITO

  • Presentate il vostro libro, utilizzando solo tre aggettivi per descriverlo…

Il libro si può definire vulnerabile, introspettivo e rivelatorio. Questi tre aggettivi condensano l’essenza narrativa di un’opera che scava nell’intimità dei disturbi alimentari, restituendo frammenti di umanità complessa.

  • Da dove arriva l’ispirazione per la stesura di questo libro? C’è un aneddoto o una storia particolare che vi hanno spinto a scriverlo?

Questo è un libro di cui da tempo sentivo urgentemente il bisogno. Un libro che affonda questa urgenza in una realtà che ho toccato con mano fin troppo spesso e che mi porto dentro da anni.

Nel percorso di Docente prima e di educatrice e volontaria poi, troppe volte ho incontrato questa disperazione silenziosa che ho imparato ad ascoltare e a riconoscere. E tante volte la realtà era peggiore di quanto si potesse immaginare.

Questo libro nasce dalla consapevolezza granitica che di disturbi alimentari si muore, se non affrontati nei tempi giusti e con gli strumenti adeguati.

Questo libro racconta dell’inferno che si porta dentro ogni singola persona che con i disturbi alimentari si troverà a combattere sempre. Questo libro ci dice quanto possa essere devastante l’impatto incontrollato di una società mediatica e consumista che entra prepotente nelle vite di ognuno di noi, lasciando macerie e ferite che avviano a un percorso lungo e doloroso di guarigione. Questo libro racconta anche di me, anzi: questo libro parte da me. Inizia con la mia storia, l’esperienza che ho raccontato e che mi piace di più. E non tanto perché l’ho scritta io, ma perché ho trovato in me stessa la forza di scriverla.

  • Perché i lettori dovrebbero leggere questo libro?

Post-it ad Altezza Vomito rappresenta molto più di un semplice racconto: è un viaggio antropologico nei meccanismi psicologici dei disturbi alimentari. I lettori troveranno qui non una narrazione compassionevole, ma un’analisi profonda che restituisce dignità e complessità a esperienze spesso marginalizzate.

Il libro offre una prospettiva unica: attraverso i post-it, strumento di comunicazione frammentaria ma intensa, si rivelano le geografie emotive di chi vive questi disturbi. Non è un testo per voyeur, ma un percorso di comprensione umana, che invita all’empatia senza cadere nella trappola della retorica consolatoria.

La sua forza risiede nella capacità di trasformare il dolore in possibilità di rinascita, dimostrando che la guarigione non è un traguardo, ma un processo fatto di piccoli, coraggiosi frammenti di verità.

  • Quando si scrive, si ha in mente sempre di arrivare a un destinatario specifico. A chi vorreste che arrivasse questo libro? A una persona in particolare, o a una platea più ampia?

Io vorrei che questo libro arrivasse a chiunque ne abbia bisogno. Alle ragazzine, che inseguono il sogno della felicità, perdendosi in jeans sempre più larghi per corpi sempre più minuti. Ai ragazzini, che si sentono diversi rispetto alla massa e che non hanno ancora capito quanto eccezionale sia questa diversità. A chi crede di liberarsi l’anima, vomitandola ogni volta che diventa pesante; ma anche a chi sta lottando ancora, a chi ha vinto e soprattutto a chi non c’è più.

Lo dedico ai genitori dei ragazzi che combattono ogni giorno insieme a loro, affinché leggendolo possano capire che la colpa non è la loro. Ma che loro deve essere la forza per camminare accanto ai figli in un cammino assai difficile.

Lo dedico a mio padre. A mia madre. E alla piccola donna che sono stata: per ricordarmi che la strada è lunga. Ma ne vale sempre e comunque la pena.